Teatro San Giovanni: A perdifiato, una biografia teatrale

Dall'infanzia sulle montagne del Bellunese, fino all'impegno nella società  e nel giornalismo, che la vide a lungo attiva sulle pagine de L'Unità . La narrazione viene affrontata lavorando in primo luogo sulla ricerca del vero fil rouge del personaggio: un amore forte e razionale a un tempo per la natura, nato dai ritmi biologici della vita contadina, che rimane sempre il pensiero dominante - come emerge dai numerosi articoli sul paesaggio veneto, stravolto dall'industrializzazione selvaggia degli Anni '50 e '60. Tre ante, allora, per altrettante immagini di un trittico. Nella prima, Tina Merlin si racconta alla madre, in una narrazione che rievoca il passato, fino allo scoppio della guerra e alla presa di coscienza politica con la scelta partigiana. La sezione centrale cambia completamente stile. Una perdita d'equilibrio del discorso, un corpo a corpo poetico con il video: allusione allo spazio ipnotico e senza tempo dell'inconscio; immagini che contengono tutto il dolore e lo spavento di questo mondo. Il terzo episodio si apre sulla figura di Tina Merlin giornalista, la sua precisa volontà  di dire quello che la gente - nell'Italia ridente del boom economico - preferisce forse ignorare, per poi fronteggiare le tragedie con lo sgomento dell' uditore cieco davanti alla morte annunciata. Emerge da questa memoria appassionata un'antica oralità , una sapienza femminile distillata nei secoli, un'opera di civiltà  che le nostre madri hanno compiuto giorno dopo giorno per rendere abitabili le case e pi๠umana la vita.

La regia dello spettacolo è curata da Daniela Mattiuzzi di cui è anche la drammaturgia, insieme a Luca Scarlini.