28/10/2014 10:20
"Sangue sparso" conquista anche Verona
Evento organizzato dalle associazioni Comunità Identitaria, Dex e AsiCiao
Un
dibattito pacato, rispettoso delle vittime degli “anni di piomboâ€,
quando si rischiava la vita per difendere la propria ideologia politica
Siamo a Verona,
al cinema teatro Alcione. Si accendono le luci sul palco, tutti hanno
appena visto il film “Sangue Sparso†di Emma Moriconi, c’è chi trattiene
commozione, chi in un magico flash back ha rivissuto gli anni
raccontati dalla pellicola e forse alcuni per la prima volta hanno visto
come si viveva negli “anni di piomboâ€.
Quel “piombo†che ha mietuto vittime
innocenti, pesante come un macigno sulle teste di chi viveva
ardentemente una propria ideologia, destra e sinistra. Quando le parole
“destra†e “sinistra†avevano un’identità politica. Ma in questa
pellicola “i cattivi†non sono i fascisti, ma non lo sono nemmeno i
compagni. La morte non ha colore, lascia solo un immenso dolore a chi
sopravvive.
I protagonisti del dibattito, che ha
seguito la riproduzione del film, colgono l’essenza del racconto di Emma
Moriconi, loro hanno vissuto quell’epoca. Un dibattito pacato ma
ardente nel raccontare la propria esperienza ma senza nessuna
contrapposizione ideologica e politica, ma solo la testimonianza del
comune sentire di quegli anni fatto di passione ma anche di dolore.
Dopo aver ascoltato, Emma Moriconi, la
regista, che ha potuto tratteggiare la sua esperienza e sottolineare ciò
che il film voleva rappresentare. Sul palco hanno preso la
parola, Nadir Welponer, politico della sinistra, ha ricordato con
piacere Nicola Pasetto, al tempo della loro presenza in consiglio
comunale. Roberto Bussinello, avvocato, figura di spicco della destra
veronese e oggi impegnato in Comunità Identitaria, una delle tre
associazioni culturali che ha dato vita alla serata ha ricordato alcuni
passaggi. Paolo Scaravelli, anche lui grande personaggio della destra
veronese. Con loro presente anche Lucia Perina segretario generale della
Uil di Verona che ha evidenziato come era il sindacato allora, come
viveva la situazione ai tempi e come è oggi. Persone contrapposte
politicamente ma unite nel rispetto delle idee reciproche, hanno
ricordato quegli anni con nostalgia per quell'etica ormai svanita, per
quel rigore che non c'è più.
Tutti gli interlocutori hanno apprezzato
la neutralità del racconto in pellicola di Emma Moriconi, facendo luce
su come era difficile in quegli anni difendere e diffondere le proprie
idee politiche. Tutti hanno pianto le proprie vittime. Ma nel contempo
c’era una ardore, una voglia di cambiare il mondo in uno migliore, la
volontà di dare un futuro ai propri figli e lo strumento era, ai quei
tempi, la politica, nella vera accezione della parola, ossia
l’amministrazione delle città (polis) alla quale tutti i cittadini
partecipano per il bene dell’intera comunità . Significato andato perso
negli anni, dove raggiungere posizioni di governo è solo strumento per
il proprio arricchimento.
Il dibattito ha donato un grande plauso
al film, nelle cui vicende gli interlocutori si sono visti in prima
persona, ognuno militando in fazioni diverse, ma ciò che emerso è quel
bisogno di rispetto e di umanità , che dobbiamo alle vittime di quegli
anni. Stesso sentimento suscitato anche nella sala. Doverosi i
ringraziamenti a chi ha organizzato l’evento, le tre associazioni
veronesi Comunità Identitaria, Dex e AsiCiao e ad Anna Zegarelli che ha
moderato il dibattito.
Chantal Capasso
Grazie
Riflessioni a margine di una serata di condivisione e di memoria
Sul treno che sferragliando ci riporta a
Roma, mi capita di riflettere sulla serata veronese dedicata a Sangue
sparso. Una bella occasione, penso, ricca di contenuti e con interventi
di spessore. Un evento che, insieme ai tanti altri dedicati a questo
film, mi resterà nel cuore. Ripenso alle parole di Roberto Bussinello,
ai suoi ricordi e alla nostalgia per un’epoca fatta di purezza di
intenti e di volontà , di voglia di giustizia sociale. Oggi non ne è
rimasto niente, è tutto così diverso, e se, da una parte, la violenza
politica non fa più tutti quei morti per le strade, dall’altra manca
quello spirito grandioso e un po’ incosciente di lanciare il cuore oltre
l’ostacolo … che amarezza. La constatazione , emersa nel corso della
serata, “ma possibile che siano morti per niente?â€, mi lascia un peso
sullo stomaco che non riesco a mandare giù. Ci si scanna – penso - per
un posticino al sole, ci si rincorre per arrivare prima dell’altro, ci
si lanciano anatemi e ci si parla dietro alle spalle … ma davvero questo
nostro mondo si è ridotto a tanto? Con quella storia alle nostre
spalle? Con quei morti nei nostri ricordi? Con quel sacrificio di tante
anime giovani ed innocenti? Per questo sono morti? Amarezza.
Bussinello sprigiona nostalgia da tutti i
pori, mentre parla, gli occhi si accendono al ricordo di un tempo
lontano fatto di fierezza e di voglia di cambiare il mondo, porta la
discussione su livelli alti, parla di un nemico occulto, che era
altrove, e non lo avevamo capito.
Mi presentano Nadir Welponer, penso che
tutti quei saluti romani, quelle croci celtiche e quei “Viva il Duceâ€
presenti nel film potrebbero aver infastidito quel comunista di lungo
corso, come pure i pugni chiusi potrebbero aver suscitato un certo
disappunto nei “mieiâ€. Nulla di tutto questo, constato con piacere. Il
livello intellettuale e culturale è troppo alto, in questa sala, per
scendere a certi livelli. Il dibattito fila maturo e consapevole di una
storia che tutti noi abbiamo alle spalle, una vicenda umana e politica
che ci ha visti contrapposti e che oggi ci vede seduti allo stesso
tavolo a parlare proprio di quel tempo lontano in cui ce le siamo date
di santa ragione. Evviva. Era tempo. Welponer parla dei suoi miti
partigiani. Vorrei rispondergli, dirgli che quel mito non esiste, che
quelli passati alla storia come eroi erano in realtà degli assassini.
Decido di non farlo, per più di un motivo. Innanzitutto non è questa la
sede, penso , augurandomi di incontrarlo di nuovo in futuro magari
proprio per un dibattito sul tema guerra civile in Italia. Ma
soprattutto non lo faccio perché, sentendolo parlare, ho potuto
riflettere su alcune vicende. Intanto, ho compreso che lui, in quel
mito, ci credeva davvero, e ci crede ancora. Non sono d’accordo con lui,
non lo sarò mai, ma lo rispetto. Proprio perché crede. E questa stessa
fede è ciò che ha accompagnato l’azione di molti di quei partigiani. Non
entreranno mai nelle mie grazie, nessuno di loro, ma quelli che
credevano in ciò che facevano credo vadano considerati un po’ come i
tanti giovani di sinistra caduti negli anni di piombo: capri espiatori,
vittime sacrificali di un disegno lontano ed incomprensibile a noi, che –
rossa o nera che sia – abbiamo una fede. E dunque ci vuole rispetto.
Welponer ed io continueremo a vivere agli estremi opposti: lui
continuerà a credere nel mito partigiano, io continuerò ad urlare con
tutta la voce che ho in corpo che il Fascismo fu la più grande
rivoluzione sociale di tutti i tempi e che Mussolini fu il più grande
statista che questo Paese abbia mai conosciuto. Forse – e me lo auguro –
ci capiterà di confrontarci ancora, ma di certo ci rispetteremo per
tutta la vita. Anche perché il suo ricordo di Nicola Pasetto mi ha
commossa. Inoltre, in questo caso specifico, mi corre l’obbligo morale
di ringraziarlo: la sua passione politica – naturalmente delusa - mi ha
ricordato che siamo tutti esseri umani, e che siamo tutti italiani. E
che Bussinello ed io, per esempio, possiamo stare allo stesso tavolo con
un comunista e trovare con lui un dialogo costruttivo.
Paolo Scaravelli rappresenta un pezzo
della nostra storia più bella, che piacere averlo sul palco a fianco a
me. Mi chiede notizie dei vecchi amici romani, è una persona gradevole.
Anche a Lucia Perina avrei voluto dire qualcosa di più: per esempio che
erano anni che non sentivo parlare del sindacato con la sua passione e
anche con la sua fermezza. Mi sono limitata a dirle che se tutti i
sindacalisti fossero come lei, io stessa potrei pensare di iscrivermi.
Ed è vero. Purtroppo, però, credo che Lucia Perina sia una mosca bianca.
Il che le fa certamente onore.
Insomma a Verona il rosso e il nero
hanno potuto dialogare, e questo è un risultato eccezionale. Lo si deve
anche alla capacità di Anna Zegarelli di saper interpretare i sentimenti
di ciascuno: la sua delicatezza e la professionalità nel moderare il
dibattito hanno certamente agevolato le già buone intenzioni con cui si
era partiti.
Grazie quindi a tutti, in primis alle
associazioni Dex, AsiCiao e Comunità Identitaria per averci voluto
onorare della loro ospitalità . Grazie ancora una volta e sempre alla
produttrice Sabrina Virgili e alla distribuzione Flavia Entertainment
per aver creduto in un progetto difficilissimo, che solo grazie a loro
ha visto la luce. Grazie alle belle persone che compongono l’ufficio
stampa di Sangue sparso e, in questo caso, in particolare alla mia
collega Chantal Capasso che ha vissuto con me la bella esperienza
veronese. Grazie ancora una volta – non mi stancherò mai di farlo – agli
attori e ai tecnici che hanno dato il massimo affinché quelle storie,
che raccontano di sangue innocente sparso senza un perché, non
rimanessero solo nella memoria della nostra comunità .
Emma Moriconi