Accolto dai concittadini il fotoreporter fermato in Turchia

«Ho solo fatto il mio lavoro. C'è chi fa la pizza, o altro, io racconto storie. Cerco con le mie foto di dare voce a chi non puಠparlare, a chi soffre. Voglio anche essere gli occhi di chi è a casa, per far conoscere cosa succede in varie parti del mondo». Così Mattia Cacciatori, il giovane fotoreporte lupatotino trattenuto alcuni giorni in Turchia, ha raccontato questa mattina, in municipio, la sua esperienza.

E' stato ricevuto dal sindaco Federico Vantini e dagli assessori Daniele Turella e Marco Taietta, che lo hanno accolto a nome della comunità  lupatotina. Cacciatori, si trovava a Istanbul per documentare la protesta di Gezi Park. Sabato sera, mentre scattava alcune foto ai manifestanti in piazza Taksim è stato arrestato dalla polizia turca assieme ad altre 59 persone.

«Stavo facendo il mio lavoro, l'unica mia colpa è stata quella di indossare la maschera antigas per difendermi dai lacrimogeni - ha raccontato oggi -; pur essendo riconoscibile come reporter, sono stato sempre considerato come turista e la stampa turca non ha mai parlato del mio arresto come di una limitazione della libertà  di stampa. Per fortuna, dopo una visita in ospedale e il fermo (sono sempre stato trattato bene, ma forse non potrಠrientrare per un anno in Turchia), la faccenda si è conclusa in tempi brevi: la polizia mi ha accompagnato fino al seggiolino dell'aereo.

La preoccupazione era sul tempo da trascorrere in stato di fermo; vicino a me vi era una ragazza francese trattenuta da pi๠di 11 giorni. Ho conoscito anche vari esponenti del movimento, fermati con me, Non è questione di destra o sinistra, è gente di tutte le idee ed estrazioni, giovani ed anziani, uomini e donne, che protestano per le drammatiche condizioni di vita.

Mi hanno sequestrato la macchina fotografica e la maschera antigas, ma sono riuscito a nascondere le schede con le fotografie fatte. Si vedono momenti della manifestazione, delle cariche della polizia, i lacrimogeni e gli idranti.

Sono felice di essere tornato a casa e ringrazio tutti quelli che si sono mobilitati per la mia liberazione, dall'interprete, al personale del consolato italiano, alla stampa nazionale, che ha dato grande risalto al mio fermo».

Mattia ha raccontato della sua passione per le fotografia, nata già  da bambino, e della sua necessità  di racontare la verità . Per questo si mantiene e raccoglie i soldi per i suoi viaggi, lavorando come fotografo ai matrimoni e nella pubblicità .

«Siamo felici di rivedere Mattia e ringraziamo il consolato italiano inTurchia per il lavoro diplomatico eccellente», ha sottolineato il sindaco Federico Vantini. L'assessore alla cultura Marco Taietta ha ricordato la serata organizzata a Casa Novarini per raccontare l'esperienza di Cacciatori nella striscia di Gaza ed ha raccontato degli scambi di messaggi con Mattia, prima del fermo ad Istambul, per un corso di fotografia da tenere alla Libera Università  Lupatotina.

Maurizio Simonato