Nardo
Rosaura
Pantalone
Beatrice
Florindo
Cecco
Mengone
Arlecchino
Pasqualotto
Marcone
Pandolfo
Ghitta
Giannina
Olivetta
il Cancelliere
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Roberto Puliero
Giulia Vespertini
Franco Cappa
Kety Mazzi
Marco Consolati
Francesco Puliero
Giuseppe Vit
Davide Valieri
Bruno Consolati
Giorgio Rosa
Giovanni Domaschio
Delia Lorenzi
Sara Turata
Serena Vinco
Marco Bagnara |
Lo spettacolo è frutto
della preziosa riscoperta di un testo goldoniano insieme misconosciuto e
sorprendente, nato proprio in territorio veronese durante un breve
soggiorno dell'Autore nel feudo di Sanguinetto, dev'egli era stato
chiamato in qualità di Cancelliere "per redigere un processo verbale": è
qui che Goldoni, affascinato e incuriosito, incontra la pittoresca
umanità dei contadini del luogo, e insieme la appassionante vicenda che
farà da filo conduttore della commedia.
L'eccezionalità del testo (datato 1752) è data dal fatto
che, per la prima e unica volta all'interno del suo sconfinato
repertorio, Goldoni rende protagonista d'una sua opera la categoria dei
"villani", sorridendo benevolmente della loro ingenua rozzezza, subito
utilizzata a fini spettacolari, ma nel contempo sottolineando con
ammirazione la loro capacità di riunirsi, di fare comunità , di difendere
i propri diritti sino alla rivolta pur di liberarsi di antichi soprusi.
Ridicolmente convinto di poter ancora esercitare dei privilegi superati
appare invece il vanesio marchesino Florindo, personificazione di quella
nobiltà in declino contro cui Goldoni amava lanciare i suoi strali,
denunciandone la perdita dei valori antichi qui limpidamente
rappresentati, invece dalla marchesa madre Beatrice, nobile d'animo
prima che di nascita.
Il filo narrativo della trama vede a loro contrapposta, per una
complessa lite sull'eredità del feudo, la giovane Rosaura, insieme dolce
e puntigliosa orfanella dell'antico signore del luogo.
Quando le incoscienti bizzarrie del Marchesino si spingeranno ad
insidiare le donne del paese, la comunità dei villani non esiterà ad
insorgere e a schierarsi apertamente dalla parte della fanciulla.
La commedia a quel punto velocemente scivola verso l'immancabile lieto
fine, determinato insieme da saggezza popolare e nobiltà antica; ma,
soprattutto, magicamente sintetizza un momento storico in cui il popolo
prende coscienza di se ribellandosi ad anacronistiche prepotenze.
La messinscena de "La Barcaccia" è impreziosita dalla rielaborazione in
volgare rustico della parlata dei villani, realizzata dallo studioso
Marino Zampieri, che ne ha meticolosamente ricostruito e reinventato il
linguaggio attingendo al ricchissimo patrimonio letterario dell'area
veneta.
La parlata dei villani e il mirabile disegno di personaggi e situazioni
insieme concorrono così al trascinante divertimento della commedia,
puntualmente garantito da pi๠straordinario inventore di teatro di ieri
e, pi๠che mai, anche di oggi. |