Per un Natale che sia veramente un Buon Natale, non un vuoto Natale

6.21 la sveglia è appena suonata, la prima cosa accendo la radio, sempre Radio3, a quest'ora musica e cultura, Bach e Vivaldi, Bach da Vivaldi, concerto per quattro cembali in la minore, BWV 1065,. Comprendo che non si puಠsuonare Bach al pianoforte, penso a quanto puಠcostare noleggiare un clavicembalo, poi si parla di Rilke, della poesia, nello spettacolo di Natale i bambini reciteranno un brano di Rilke, "La nascita di Cristo", dove l'autore rende omaggio al punto di vista di una fanciulla, Maria, con un bambino in braccio. Non ascolto il giornale radio, mi annoia, mi rifiuto di pensare che un futuro qualsiasi sia nelle mani di persone incapaci persino di allontanare i disonesti da un Parlamento. Aspetto anche le notizie sullo stato delle strade italiane, i soliti ingorghi verso Milano, sul grande raccordo romano, tanti lavori in corso, tutto come sempre, ogni giorno dell'anno, come se niente potesse cambiare auto su auto, la crisi, cosa vuol dire, come topini prigionieri di un esperimento sbagliato, continuiamo a cercare cibo dove non c'è, futuro, dove c'è tenebre, eppure … Una bambina mi chiede perchà© gli adulti inquinano, mi abbasso e sottovoce le sussurro, perchà© sono stupidi, lei mi guarda stupita, chissà  cosa ha pensato di un adulto che non ha una risposta migliore da darle. Radio 3 Mondo di colpo cambia tutta la mia mattina, ci sono rivolte in India, studenti, donne, intellettuali nelle piazze, intorno alla residenza del primo ministro, non  urlano contro la miseria economica,  urlano contro la miseria umana, contro una mentalità  che accetta lo stupro delle donne, che confida in un futuro maschile relegando le ragazze a scuole meno prestigiose o all'assenza di educazione scolastica. Non è la barbarie dei poveri, quella maschilista è la barbarie di tutti i maschi. Lo conferma, se ce ne fosse bisogno, la seconda notizia in Argentina la gente è nelle piazze e la Presidente ha varato una legge contro la violenza sulle donne, proprio perchà© la gente è scesa in piazza per ottenere questa minima dignità . Pi๠su nel continente americano un altro Presidente piange la cultura delle armi che permette a troppi di diventare assassini, ma dopo il dolore per la morte di venti bambini e delle loro coraggiose maestre, cosa succede? Negli Stati Uniti dalle pagine dei giornali e dalle immagini della tv è quasi scomparsa la tragica vicenda di quella scuola elementare in Connecticut, sottolinea la radio (perchà© poi la dicono "elementare", quando da noi per imitare gli USA la chiamiamo "primaria" tradendo la nostra storia). Troppo forti, dicono, gli interessi economici della banda dei fabbricanti di armi, lo sanno bene i bambini massacrati a Gaza, in Afghanistan, fa sorridere un antico Erode che aveva paura che nascesse un re pi๠potente di lui, oggi i bambini si uccidono perchà© non contano nulla, perchà© sono inutili in un mondo dove cominciano a contare solo quando possono essere indirizzati a consumare o a essere violentati, soprattutto se femmine. Ancora ti rivedo madre affranta, impaurita da un mondo che ti puಠtogliere un figlio, madre già  costruita per essere scolpita come "Pietà ". Ma che pietà  c'è, per te piccola madre di Betlemme, simbolo di tutte le donne tradite da un mondo creato a misura di maschi che irridono quella femminilità  che con  spregio considerano come una malattia, qualche volta da curare. Povera piccola madre, stretta parente delle madri che pagano il peso della disoccupazione, di parole come "rigore finanziario" e "privatizzazioni" che per te suonano come l'invito a essere migranti nel proprio destino, nella vita, sulla propria terra. Tu mendìca di un tetto, sai cos'è il peso di perdere la casa, di avere paura della notte da passare, e le notti non sono sempre piene di stelle per gli innamorati. Ancora ti chiedo, cosa vuol dire nascondere il proprio figlio perchà© non sia ucciso, e quante madri lo avrebbero voluto fare, per non piangerne la perdita, e che respiro ha una donna nell'immensa solitudine della paura? Non rispondi? àˆ perchà© è Natale? I bambini hanno finito la recita, hanno recitato, cantato, suonato, non hanno ballato, una recita non è uno spettacolo, soprattutto a Natale, l'ultima poesia è stata quella di Rilke, tratta da "La vita di Maria", "Nascita di Cristo" il titolo, non "Natale". Paul Hindemith la musicಠalla fine della I guerra mondiale, poi la rivide dopo la II guerra mondiale, milioni di poveri cristi erano morti, milioni erano tornati offesi nel corpo e nello spirito, milioni e milioni di donne avevano accettato e patito quei folli massacri, senza medaglie per un coraggio non richiesto, dovuto.  E proprio in pochi versi, Rilke, riconquista a Maria e a troppe Marie il senso del loro dolore: "Sieh, der Gott, der à¼ber Và¶lkern grollte, /macht sich mild und kommt in dir zur Welt" (Guarda, il Dio che s'adirava sui popoli / si fa mite e viene al mondo in te), c'è in queste parole un grande desiderio di pacificazione, la richiesta di un patto per il futuro, il peso di un Buon Natale.

Ugo Brusaporco, Natale 2012